MUSLAM, richiedente asilo


“Sono qui da due anni”, ci dice Muslam. Siamo nella stanza che condivide con altre tre persone, nel centro d’accoglienza di Vedeseta. Due anni in un piccolo paese della Val Taleggio devono sembrare un tempo lunghissimo, soprattutto a un ragazzo di 21 anni arrivato dal Bangladesh. “Sto cercando un amico, ora che Chazudim se n’è andato”. Chazudim è un altro ragazzo bengalese: lui e Muslam non si conoscevano prima del giorno in cui la barca su cui si trovavano è affondata. Molte persone sono morte, ma loro no. Muslam aveva un giubbotto di salvataggio e l’ha condiviso con Chazudim: la loro amicizia è nata così, in mezzo al mare.

Muslam aveva un giubbotto di salvataggio e l’ha condiviso con Chazudim: la loro amicizia è nata così, in mezzo al mare.

Chiediamo a Muslam com’era la sua vita in Bangladesh: “Sono andato a scuola per cinque anni, poi mio papà è morto e ho dovuto iniziare a vendere frutta per strada. Ho due fratelli, uno è rimasto in Bangladesh, l’altro è dovuto scappare in Arabia Saudita: era innamorato di una ragazza con cui non poteva stare perché lei è la figlia di un militare, una persona molto potente, che non accettava la loro relazione. So che mio fratello le scrive ancora su Facebook. Io gli ho detto di smettere, però penso che non mi abbia ascoltato”.